Nel volume si propone una lettura delle possibilità performative dell'architettura a partire dalla visione comune legata alla prestazione energetica e riproponendo l'idea che il patrimonio costruito, per essere riqualificato, abbia bisogno di qualcosa in più dell'essere concepito come un sistema edificio-impianti su cui intervenire con la consapevolezza del restauratore e il bisturi del termotecnico. L'idea insoddisfacente di performance che ne risulta porta l'autrice ad esplorare le sfide prestazionali degli organismi edilizi temporanei e mobili corredati da involucri sottili, indagando un metodo per ottimizzare energeticamente anche questi "casi limite" attraverso la gestione delle variabili di tempo e spazio, suggerendo una via da percorrere anche per l'architettura tradizionale. In luogo di conclusione la proposta di immaginare un adaptive retrofit che possa rendere la performance svincolata dalle logiche della prestazione energetica, libera di "prendere forma" all'interno di un ecosistema integrato "edificio-impianti-utenza-contesto" in costante divenire.