Il filosofo e geografo Franco Farinelli ci ricorda oggi due cose importanti: la prima è che la modernità illuminista ha separato la città materiale (le pietre e i muri della urbs) dallo spirito che anima quella città (la civitas dei cittadini); la seconda è che S. Agostino chiamava gli abitanti della città "pietre vive". Ci è sembrato importante, in occasione di Pistoia "Capitale della Cultura 2017", tornare a osservare questa città discreta, appartata, conosciuta e apprezzata soprattutto dagli appassionati di arte, meno dalla grande comunicazione mediatica. Anziché descriverla nel suo aspetto esteriore, abbiamo pensato di ritrarla attraverso l'immaginario che le sue pietre nascondono, grazie ai racconti che lei ispira: appunto per stanarla, per scoprire quali idee e quali sentimenti si celino dietro questa posizione defilata. Il ritratto compiuto dai due autori collettivi, nati dai laboratori di scrittura che tengo al Centro Culturale "Il Funaro", credo sia molto interessante: è quello di una città sensibile al passato, per la quale la memoria ha un peso notevole - sia essa medioevale, dell'800, del primo '900 o della Resistenza -; una città sensibile alle differenze e agli emarginati - i portatori di handicap, i barboni, i nomadi, gli omosessuali -; una città sensibile alle piccole cose della vita quotidiana - quella che Georges Perec chiamava "l'infraordinario", ritratta magistralmente da Eric Rohmer in tanti film -; una città sensibile, come è noto, all'arte antica e contemporanea, e al teatro; una città sensibile all'amore, ai suoi incanti e ai suoi fallimenti; una città, infine, sensibile anche al soprannaturale e al miracolo. Una città, Pistoia, tutta da scoprire! a cura di Gianni Cascone